martedì 27 gennaio 2015

UDI TERRITORIALE, SEDE DI PORTICI (NA), VENERDI' 6 FEBBRAIO 2015

RASCHIAMENTO SENZA ANESTESIA A BENEVENTO

"Ho 40 anni e a settembre ho capito di essere incinta, lo abbiamo accettato con grande gioia. Della ecografia del terzo mese è iniziato il calvario, la t.n. aumentata e indizi di malformazioni in rene e cuore. Dovevo fare per forza l'amniocentesi, impossibile farla prima della 16ma settimana. Col dubbio ho aspettato un mese, fino a che dall'analisi preliminare è risultato la trisomia 21. Dallo stesso ospedale mi hanno indirizzato all'ospedale di Benevento per consulto genetico. Quando ero più giovane ho studiato all'Università corsi di genetica, ho realizzato la tecnica di amplificatori del DNA con PCR, in diagnosi di bambini malati. Mai pensato che un giorno sarei stata io l'altro lato della medaglia. Ho avuto due settimane per pensare, se portare al mondo un bambino Down, certamente, sarebbe potuto nascere, ma a quale conseguenza. Una morte prematura nei primi anni di vita, con chi potrebbero restare miei due piccoli, solo io sto tutto il giorno con loro. Miei genitori non avrebbero mai potuto venire in Italia a vivere, siamo due culture diverse. Mi mancano tanto. Mio marito ha lasciato a me la decisione, e io ho optato per la IVG. Ho fatto la consulenza psichiatra alla 12 e alla 13 mi hanno ricoverato, non avevo portato niente, mi diedero un camice verde e iniziarono con le candelette, mio marito è andato a casa a prendere qualcosa, ero impreparata allo strazio di quella notte. Ero a fianco a un'altra donna che aveva iniziato l' IVG poche ore prima, alla 17ma settimana, io alla 18ma. Mio marito è rimasto con me, fino all'orario di visita, lo vedevo notevolmente turbato, mi ha abbracciato ed è andato via. Stavamo nel reparto maternità, io ho iniziato con febbre e diarrea, durante la notte sono andata in bagno almeno 10 volte. Con due parti cesari, non aveva mai sentito le contrazioni. La donna accanto ha rotto le acque alle 23, io sono uscita in cerca di aiuto, l'hanno portata subito in sala operatoria, è arrivata mezza ora dopo, raccontando che aveva sentito tutto senza anestesia, dolore mai visto. Io ho aspettato tutta la notte, ma ma appena le mie grida si sono fatte strazianti, è venuta l'ausiliare due volte, mi hanno messo la flebo, ho rimesso un liquido giallo, l'ostetrica ha detto che mancava poco, ma mai nessuno mi ha dato una mano. Verso le 6 di mattina, ho rotto le acque, ma non avevo la forza per chiamare, ero sfinita, la donna acanto ha chiamato e mi hanno portato in sala operatoria, il bimbo è uscito facilmente, ho avuto pochi secondi per dirgli addio, mamma e papà ti volevano bene, ma non potevamo portarti al mondo per farti soffrire. Mi hanno tolto la placenta senza anestesia, hanno pulito con qualcosa che mi ha fatto male, ma in comparazione alle contrazioni non è stato niente. Posso dire che hanno fatto molto presto, nessuno mi ha detto niente non ho sentito nessun obiettore di coscienza, il personale ci ha trattato con rispetto, pero ci meritavamo qualcuno a fianco, io no so come non sono svenuta in bagno. Hanno seguito la prassi, ma a me è mancato lo stesso un po di umanità, me è mancata mia madre, lei è la l'unica a capire, è stato l'unica a dire che la mia decisione era corretta. Adesso sono a casa, miei figli mi danno la forza di andare avanti, spero che il mio matrimonio non affondi nella pena, che Natale più brutto. No auguro, a nessun essere umano di dover prendere una tale decisione, comunque vada è sempre brutta. Scusami se ho scaricato la mia pena, i miei rimpianti, ma a volte è troppo, la sera è dura da superare." Testimonianza pervenutami per e-mail, all'inizio di dicembre 2014